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Immersi nel Lago Maggiore

Andrea Della Bella, pubblicato il 21 Luglio 2023 in  Luoghi e bellezza 




Nel Verbano oppure nel Lago di Monate, nel Ceresio o a Ghirla, appena sotto la superficie dell’acqua, si nascondono mondi sommersi ricchi di fascino. Tutti da esplorare con pinne e bombole. Tra lucci, persici e resti di palafitte, gli specchi lacustri varesini sono una palestra perfetta per aspiranti sub di ogni età

Nessuno pensi di trovare le “spoglia” del Kittiwake, leggendario vascello appartenuto alla marina americana e che dal 2011 riposa, ancor ben conservato, a circa 20 metri di profondità nel mare dei Caraibi. Oppure di osservare le saettanti evoluzioni di pesci pagliaccio o pesci pappagallo come può accadere nelle calde acque del Mar Rosso. Eppure, anche i laghi di casa nostra, così piccoli (anzi, alcuni minuscoli) rispetto alle vastità marine o oceaniche hanno un grande fascino e, sotto il pelo dell’acqua, nascondo ai molti e rivelano (in proporzione) ai pochi tutta la loro bellezza. E per vedere la differenza tra il mondo “terrestre” e quello “amniotico”, poiché davvero le acque del Lago Maggiore o di quello di Monate avvolgono e custodiscono vita e tesori ancestrali (i resti delle palafitte, ad esempio) non basta fare un tuffo refrigerante nel Verbano d’estate. Bisogna andare più a fondo: immergersi. E Varesefocus lo fa attraverso le parole di Guidalberto Gagliardi, varesino, istruttore sub e tra i fondatori di Go-diving, una delle realtà che si occupa di immersioni in una terra d’acqua dolce e che conta quasi 10mila brevetti. “Attenzione – precisa subito Gagliardi – avere decine di migliaia di brevetti in tutta la provincia non significa che tutti fanno immersioni con frequenza settimanale. I sub che praticano con costanza, infatti, si riducono a poche centinaia”.

Precisazione doverosa a parte, Gagliardi ha vissuto almeno due “ere” evolutive legate alla subacquea. La prima, quella pionieristica, risale ai primi anni ‘80, ovvero “quando ho deciso di avvicinarmi a questo mondo. Gli sport competitivi non mi appartenevano e così a 17 anni ho seguito la mia curiosità che mi ha spinto a fare il sub”. Davvero un’altra epoca: “Innanzitutto la formazione era molto più dura – spiega –. Il corso durava un anno. Si curava molto l’aspetto fisico, poi si passava all’apnea e solo dopo 6 mesi si vedevano le bombole. Insomma, c’era molta preparazione psicofisica, che però non bastava a ridurre quel gap di pericolosità che a lungo ha caratterizzato le immersioni”. Lo switch che ha fatto di questa disciplina un’attività ormai sicura è arrivato con l’evoluzione tecnologica dell’attrezzatura: “Gli erogatori moderni e il giubbotto ad assetto variabile hanno rivoluzionato, in meglio, questo mondo”.

Un mondo che con il passare degli anni sì è aperto anche ai giovanissimi, “ormai facciamo corsi di sub anche a ragazzini di 10 anni” e alle persone con disabilità. “Questo perché il livello di sicurezza è altissimo – continua Gagliardi – e l’Italia è un Paese leader per quanto riguarda l’immersione. Qui ci sono molte scuole, negli anni sono stati condotti studi che hanno contribuito alla crescita di questa disciplina sotto ogni profilo”. E i nostri laghi? “Chi s’immerge per la prima volta nel Verbano oppure nel Lago di Monate, nel Ceresio o a Ghirla scopre un mondo sommerso che ha il suo fascino. È chiaro che qui non si ‘trovano’ le Maldive. Ma chi fa esperienza nel lago ha un livello di preparazione migliore sia sotto il profilo tecnico, sia dal punto di vista fisico”. Gagliardi definisce l’immersione in acqua dolce la miglior palestra per un sub: “Ogni ambiente ha una sua caratteristica, ma quello lacustre ‘esaspera’ alcune situazioni al punto che quando t’immergi nel mare le hai metabolizzate e ti comporti, di conseguenza, quasi in maniera automatica. È chiaro però che sott’acqua non si scherza e l’attenzione deve sempre essere alta. Basta una valutazione sbagliata o una disattenzione per ribaltare la situazione da sicura a estremamente pericolosa”.

“È chiaro che qui non si ‘trovano’ le Maldive. Ma chi fa esperienza nel lago ha un livello di preparazione migliore sia sotto il profilo tecnico, sia dal punto di vista fisico”

Anche se non si parla di abissi, le insidie non mancano anche nei laghi varesini: anfratti o caverne, di fronte alle quali è bene valutare l’ampiezza delle spaccature, ma anche le condizioni di luce differenti rispetto al mare sono tutti aspetti da tenere in grande considerazione. Da ammirare poi ci sono i pesci: “Lucci, persici e – continua Gagliardi – se qualcuno vuole vederne davvero tanti si deve immergere di notte nel Lago di Monate. Questa è un’immersione considerata tranquilla, la profondità non è eccessiva e si riesce a stare sotto parecchio tempo. Pochi poi immaginano che le nostre acque siano popolate da molluschi, alcuni dei quali ancora da studiare, e da spugne”.

Di giorno invece un must è la zona del Sasso Galletto sul Maggiore, lago che offre ai sub una cinquantina di punti in cui immergersi. E qui, oltre alle conformazioni rocciose molto interessanti da osservare e studiare, ci sono i tanti relitti d’acqua dolce. Un campionario di “scheletri” che senza proferir parola raccontano (meglio dire, lasciano immaginare) storie che hanno poco a che fare con l’acqua. “Sui relitti direi che abbiamo ampia scelta – spiega il sub –, si va dai motoscafi ad altri tipi di imbarcazione. Ma non è raro trovare carcasse d’auto o di moto. Abbiamo perfino trovato una Panda segata a metà. Oltre a un paio di fucili e un mortaio”. Il “cimitero del relitto” però si trova in acque svizzere dove, artificialmente, gli elvetici hanno affondato un elicottero, un piper e un paio di barche. “È la palestra subacquea di Alabardia, la zona di addestramento del Salvamento del Gambarogno”, conclude Guidalberto Gagliardi.  


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